Incontinenza fecale: gli esami per una corretta diagnosi

L’incontinenza fecale può essere risolta.

Esistono varie tipologie di trattamento al giorno d’oggi, ciascuna adatta a casi ben specifici.

Il segreto per trovare la cura più idonea a ciascun paziente risiede nella corretta diagnosi della patologia.

Il trattamento dell’incontinenza fecale richiede grande preparazione e competenza da parte dei centri specializzati in questa patologia.

La bravura del medico proctologo sta nel guidare il paziente attraverso i migliori test diagnostici, in modo da poter evidenziare le cause del tipo di incontinenza fecale riscontrata e quindi identificare il trattamento più idoneo.

Questi test diagnostici sono di semplice esecuzione e non arrecano fastidio al paziente.

Quali sono?

Analisi della sintomatologia e del quadro clinico

Come prima cosa, i pazienti vengono invitati a parlare al proctologo dei disturbi di cui soffrono.

L’anamnesi, cioè la raccolta delle informazioni necessarie ad avere un’idea del problema dal lato fisico, psicologico e di vita quotidiana del paziente, generalmente tocca tematiche come:

  • Precedenti interventi chirurgici a livello del canale anale o del retto (ad esempio emorroidi, fistole perianali, ascessi perianali)
  • Precedenti gravidanze con parto naturale e peso del bambino alla nascita
  • Presenza di malattie metaboliche (ad esempio diabete) o neurologiche periferiche (ad esempio sclerosi) che possono comportare danni alla funzione sfinteriale
  • Eventuali traumi provocati da precedenti incidenti o cadute che possono aver determinato lesioni ossee del bacino o viscerali

Quali sono le cause dell'incontinenza fecale?

L’analisi dettagliata di questi aspetti può aiutare fin da subito il proctologo a delineare un quadro clinico più preciso, in quanto essi possono portare all’insorgenza dell’incontinenza fecale anche a distanza di anni.

È necessario inoltre indagare la storia più recente di questa incontinenza fecale.

Il proctologo si informerà sulle modalità di comparsa della patologia, sulle caratteristiche con le quali si è manifestata e su eventuali mutamenti o aggravamenti nel tempo.

Visita proctologica

Il paziente si deve sottoporre ad una visita proctologica della durata media di 2-3 minuti.

Il paziente viene fatto accomodare sul lettino e gli viene chiesto di sdraiarsi sul fianco sinistro.

Già da questi primi istanti il medico può fare alcune valutazioni preliminari alla visita vera e propria: può infatti rendersi conto se il paziente indossa o meno un pannolone.

Grazie a questa informazione è possibile intuire l’entità delle perdite.

Il medico inizia così con una prima ispezione del canale anale per valutare la situazione locale, verificando il tono di chiusura del canale anale e percependo se è normale, ridotto o addirittura accentuato.

L’ ispezione manuale prosegue poi con la richiesta di contrarre la muscolatura coinvolta.

Se a seguito di questo sollecito da parte del medico la contrazione risulta non essere uniforme o addirittura assente, la probabilità di un danno a carico dello sfintere esterno, cioè quello che viene contratto volontariamente, è molto alta.

Come si svolge una visita proctologica?

Ecografia endoanale

L’ecografia endoanale è un esame ecografico che viene effettuato mediante l’introduzione di una piccola sonda all’interno del canale anale e del retto.

Grazie a questo esame è possibile evidenziare la struttura dei due muscoli sfinterici, quello interno e quello esterno, individuando eventuali alterazioni o lesioni.

L’ecografia permette infatti di rilevare le immagini delle strutture muscolari e non che circondano ano e retto.

Questo semplice esame viene effettuato nell’ambulatorio del medico, senza necessità di anestesia.

Manometria anorettale

La manometria anorettale è in grado di fornire indicazioni sulla capacità degli sfinteri di contrarsi o rilassarsi a seconda delle necessità.

Questo esame valuta i valori pressori all’interno del canale anale, in termini di capacità di contrazione a riposo o volontaria del paziente.

Grazie a questo esame, è anche possibile valutare, la sensibilità del paziente nella percezione corretta della presenza di feci all’interno del retto.

La manometria è anch’essa un esame ambulatoriale che non richiede anestesia, dura generalmente un quarto d’ora e viene effettuata mediante l’introduzione nel canale anale di una piccola sonda in grado di rilevare i valori pressori.

Il proctologo confronterà le pressioni ottenute con dei parametri prestabiliti e valuterà quindi se la sensibilità della zona interessata è da considerarsi normale o alterata.

Vuoi maggior informazioni sulla manometria?

Alla fine di questi esami diagnostici il proctologo potrà fare una diagnosi precisa e puntuale sulla patologia e individuare il trattamento più indicato per il paziente.

Per questi motivi è importante rivolgersi ad un specialista al manifestarsi dei primi sintomi, evitare di posporre la visita di controllo e non ricorrere a metodi casalinghi di autoprescrizione.

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