3 Donne d’Italia che hanno cambiato la Medicina

Ogni giorno migliaia di donne si applicano con successo nel campo della medicina, rendendo il sistema sanitario italiano uno dei migliori al mondo secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Tuttavia le cose non sono andate sempre così.

La strada compiuta dalle donne per affermarsi nel campo medico è stata lunga ed è tutt’ora piena di ostacoli.

Noi di THD Salute e Benessere dedichiamo questo articolo a 3 donne d’Italia che hanno cambiato il corso della Medicina.

Ernestina Paper: la Prima Donna Laureata in Italia

Ernestina Paper è una figura fondamentale per la storia d’Italia, ma le cui origini sono ancora avvolte nel mistero.

Non è possibile infatti risalire alla sua data di nascita, ma si sa che nacque in una famiglia ebraica di origine russa.

Ernestina si trasferì nel nostro paese proprio perché in Russia alle donne non era permesso accedere all’Università.

Nel 1872 si iscrisse all’Università di Pisa per poi completare i propri studi all’Università di Firenze presso cui si laureò nel 1877, diventando la prima donna laureata in Italia.

Non è un caso che a riuscire nell’impresa fosse una donna di origini straniere.

Le università italiane permettevano infatti l’accesso solo a chi era in possesso della licenza liceale.

Tuttavia in Italia era ritenuta poco appropriata la realizzazione di licei misti, e in assenza di licei femminili non era possibile per le donne ottenere la licenza e quindi accedere all’istruzione superiore.

Ernestina, che aveva ottenuto la licenza in Russia, si impegnò civilmente per promuovere la realizzazione di un liceo femminile a Firenze, la città in cui si era laureata.

Oltre all’impegno civile fu riconosciuta nell’impegno medico, realizzando un ambulatorio dedicato alla cura di donne e bambini tramite cui curò i fratelli Rosselli e assunse un ruolo importante per la crescita della medicina al femminile in Italia.

Maria Montessori: la Rivoluzione della Pedagogia nel mondo

Per chi si ricorda come erano fatte le mille lire è impossibile scordare il volto di signora gentile che compariva su un lato della banconota.

Quel ritratto che ci ha accompagnato per tanti anni rappresenta la figura determinata di Maria Montessori, nota per aver rivoluzionato la pedagogia nel mondo.

Nata nel 1870 a Chiaravalle, dimostra subito di essere una ragazza curiosa.

Forse anche troppo secondo il padre, che si oppone alla scelta di Maria di intraprendere studi scientifici.

Nonostante ciò, Maria nel 1896 si laurea in medicina con specializzazione in psichiatria dopo una brillante carriera universitaria.

Nello stesso anno unisce l’impegno scientifico a quello civile, rappresentando l’Italia presso il Congresso Femminile di Berlino, durante il quale afferma la necessità di un’equa retribuzione tra donne e uomini.

Inizia quindi la propria carriera dedicandosi ai bambini affetti da problemi psichici, ed è durante questa preziosa esperienza che comprende la possibilità di stimolare le capacità dei più piccoli tramite esercizi e giochi.

Grazie a questa intuizione Maria Montessori sposta le proprie ricerche concentrandole sull’educazione del bambino.

All’inizio del ‘900 arriva quindi a riorganizzare la struttura educativa degli asili infantili in Italia e a pubblicare il libro “Il metodo della pedagogia scientifica” che la rende famosa in tutto il mondo, tanto che il New York Tribune nel 1913 la celebra come la “Donna più interessante d’Europa”.

Maria Montessori si trova però presto ostacolata dal suo stesso paese: il regime fascista chiude tutte le scuole montessoriane in Italia. Contemporaneamente Hitler ordina la chiusura di tutti gli istituti in Germania e in Austria.

Maria Montessori si trova quindi costretta nel 1934 a lasciare l’Italia: ritornerà solo al termine della guerra e dopo aver lottato con successo contro l’analfabetismo mondiale.

Qualche anno dopo Maria muore in Olanda dove lascia il suo ultimo messaggio, ancora inscritto nella pietra

“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”

Attualmente il metodo Montessori viene impiegato in migliaia di istituti nel mondo.

Rita Levi Montalcini: la Prima Donna Italiana Nobel in Medicina

Rita Levi Montalcini è un’icona della medicina mondiale il cui percorso è stato contraddistinto da una determinazione instancabile.

Anche per Rita i primi problemi nascono in famiglia.

Cresciuta in un ambiente di stampo vittoriano, trova da subito l’opposizione del padre che ritiene la sua scelta di applicarsi in medicina non appropriata.

Nonostante ciò nel 1930 Rita si iscrive, all’età di vent’anni, alla Facoltà di Medicina di Torino.

Trova da subito un ambiente estremamente vivace: ha la possibilità di confrontarsi con compagni di corso del calibro di Salvador Luria e Renato Dulbecco, che come Rita diventeranno premi Nobel.

E’ in questi anni che Rita ha la possibilità di iniziare gli studi sui tessuti del sistema nervoso, tema che la coinvolgerà per tutto il resto della vita.

Questo primo periodo di serenità viene però interrotto dalle leggi razziali del 1938 emanate dal regime fascista: Rita, in quanto ebrea sefardita, è costretta prima a fuggire in Belgio e poi a seguito dell’invasione tedesca a ritornare a Torino.

Questo non ferma la sua sete di conoscenza, tanto che allestirà nel 1940 un laboratorio nella propria camera da letto: questa scelta di fortuna la porterà a scoprire il meccanismo legato alla morte delle cellule cerebrali che successivamente verrà riconosciuto come l’apoptosi.

In questi anni Rita non è solo un medico di laboratorio: nel 1944 entra come medico nelle forze alleate. E’ un’esperienza molto forte, in cui Rita viene messa alla prova fisicamente e psicologicamente, e si trova a dove ricoprire giorno e notte il ruolo di medico, infermiera e portantina nel corso di un’epidemia di tifo.

Terminata la guerra può ritornare alla propria attività di ricerca, che nel frattempo era stata notata negli Stati Uniti: viene infatti invitata nel 1947 a St. Louis a prendere la docenza presso la Washington University.

Quello che doveva essere un incarico di pochi mesi diventa poi un’esperienza di oltre trent’anni di ricerca, durante i quali Rita scoprì una molecola proteica chiamata “NGF” legata alla attività di determinati neuroni nel sistema nervoso periferico e del cervello.

E’ grazie a questo impegno continuo nella ricerca che nel 1986 ottiene il Nobel per la Medicina, prima donna Italiana a raggiungere questo risultato.

Il successo del Nobel non influisce sulla voglia di continuare a fare ricerca come sempre, tanto che Rita porterà avanti le proprie attività scientifiche nonostante una parziale cecità e l’età inoltrata: sarà infatti l’unico premio Nobel a sorpassare i 100 anni di vita.

La sua esperienza è stata fondamentale per capire lo sviluppo di cancro, Alzheimer e Parkinson, rendendo possibile nuove scoperte nella lotta di queste e molte altre malattie.

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