Cos’è la gastroscopia?
Il Dr. Francesco Cannici, proctologo, ci spiega cos’è una gastroscopia e come funziona.
Per comprendere meglio quali zone possono essere analizzate con la gastroscopia, vediamo velocemente com’è fatto il nostro apparato digerente.
L’apparato digerente e il processo digestivo
Il processo digestivo inizia nella bocca con la masticazione degli alimenti: grazie alla saliva e ai denti che triturano e dissolvono i vari alimenti si forma nella cavità orale il cosiddetto bolo alimentare.
La deglutizione permette poi il corretto percorso del bolo dalla bocca all’esofago.
Dall’esofago, il bolo alimentare passa allo stomaco in cui avviene la degradazione chimica degli alimenti.
Dallo stomaco si passa poi all’intestino tenue, composto da tre segmenti: duodeno, digiuno e ileo. Nell’intestino tenue le sostanze nutritive vengono assorbite con l’aiuto degli enzimi prodotti da pancreas e bile.
L’ultima parte del tratto digerente è costituita dal colon, il cui ruolo principale consiste nell’eliminazione delle sostanze di scarto (feci), nell’assorbimento di acqua e di alcune vitamine.
Attraverso il colon, le feci raggiungono infine retto, in cui si accumulano prima di fuoriuscire attraverso l’ano durante la defecazione.
Quali parti dell’apparato digerente permette di vedere la gastroscopia?
La gastroscopia è un esame che permette di studiare l’apparato digerente alto, ovvero esofago, stomaco e duodeno.
Come viene eseguita una gastroscopia?
Il paziente deve presentarsi a digiuno per non ostacolare la corretta visualizzazione delle zone ispezionate durante l’esame.
La gastroscopia viene eseguita tramite una sonda a fibre ottiche flessibile con diametro massimo inferiore al centimetro, che viene introdotta dalla bocca.
La valutazione diagnostica viene fatta in retroversione: si arriva di solito alla seconda porzione del duodeno, e poi ritirando lo strumento verso l’esterno si passa alla fase di diagnosi con la visione accurata della mucosa, dello stomaco, del duodeno e si eseguono eventuali biopsie di neoformazioni o zone infiammate che l’endoscopista ritenga di volere di esaminare.
Se eseguito da uno specialista di discreta esperienza, l’esame dura 2 o 3 minuti circa.
Una volta finito l’esame, il paziente può tranquillamente andare a casa e salvo diversa indicazione da parte del gastroenterologo, può mangiare normalmente.
La gastroscopia è fastidiosa?
La gastroscopia non è un esame invasivo e generalmente non provoca alcun fastidio. L’unico momento in cui il paziente potrebbe avvertire fastidio è quello in cui la sonda viene fatta scorrere a livello della faringe nella zona in cui viene stimolato il riflesso del vomito.
Superata questa zona, la sonda raggiunge esofago, stomaco e duodeno dove non si avverte più alcun fastidio.
La gastroscopia richiede anestesia?
La gastroscopia non richiede anestesia generale perché l’unico momento in cui si può percepire fastidio è appunto quello qui sopra indicato.
Per evitare che questo avvenga, il medico spruzza in questa zona un anestetico locale prima di introdurre la sonda: l’anestetico viene assorbito molto rapidamente dalla mucosa e permette di ridurre il disagio avvertito dal paziente.
È inoltre importante una buona manualità da parte dell’endoscopista, che deve manovrare la sonda senza indugi passando sulla zona della faringe in modo rapido e deciso, proprio per evitare che il paziente avverta fastidio.
L’incontro con un medico ed esami diagnostici come la gastroscopia sono fondamentali per decidere quale terapia intraprendere in caso di problemi legati all’apparato digerente.
Così come per l’apparato intestinale, anche per l’apparato digerente è fondamentale seguire un corretto regime dietetico e uno stile di vita sano.
Molto spesso chi soffre di disturbi gastrointestinali ha abitudini scorrette, sia a livello alimentare che di stile di vita: una dieta povera di fibre, la sedentarietà e lo stress sono alcuni dei fattori che possono influenzare sia la regolarità dell’alvo intestinale, favorendo l’insorgenza di patologie proctologiche come emorroidi e ragadi anali, che la salute dell’apparato digerente.