Soiling e incontinenza fecale: come affrontarli
Soiling e incontinenza fecale sono disturbi della continenza anale contraddistinti da diversi livelli di gravità. Queste patologie possono essere molto invalidanti e compromettere in modo significativo la qualità della vita di chi ne soffre.
In questo articolo ti daremo alcune indicazioni per affrontarli senza ansia.
Soiling: un campanello d’allarme da non trascurare
Secondo la SICCR (Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale) con la parola soiling si identifica “una perdita di piccole quantità di muco, feci o altra secrezione anale o perianale, inavvertita o in ogni caso non controllabile volontariamente”.
Già questa breve descrizione ci fa intuire il disagio e l’imbarazzo che tale disturbo può provocare. In questo caso, è proprio l’imbarazzo che impedisce di parlarne con le persone care e spesso anche di rivolgersi a uno specialista. Tuttavia il soiling è un campanello di allarme che non va sottovalutato.
Alcune forme di incontinenza fecale possono infatti iniziare con piccole perdite di gas intestinali o secrezioni di feci e muco. È quindi importante prendere in mano la situazione e rivolgersi a uno specialista proctologo già alla comparsa dei primi sintomi.
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Il soiling può infatti dipendere da diverse cause e per gestirlo in modo efficace e prevenire disturbi più seri, il primo passo è identificare con precisione l’origine dei sintomi tramite un’accurata diagnosi.
Incontinenza fecale: un disturbo complesso e sottostimato
Come anticipato, in alcuni casi il soiling può rappresentare il primo sintomo dell’incontinenza fecale e non va quindi trascurato.
Con il termine “incontinenza fecale” si intende la difficoltà nel controllare la fuoriuscita di feci solide, feci liquide o gas intestinali per il tempo necessario a raggiungere un ambiente idoneo all’evacuazione.
L’incontinenza fecale può essere passiva, da urgenza, da sforzo oppure ostruttiva:
- incontinenza passiva: difficoltà nel percepire lo stimolo a defecare e conseguente perdita di feci.
- incontinenza da urgenza o attiva: lo stimolo a defecare è improvviso e spesso non consente di raggiungere i servizi in tempo.
- incontinenza da sforzo: si verifica quando si starnutisce, si tossisce o quando si effettuano sforzi fisici intensi.
- incontinenza ostruttiva: incontinenza causata da un’ostruzione del colon.
Non esistono dati certi sulla diffusione di queste problematiche in Italia, anche perché chi ne soffre a volte si vergogna così tanto da non riuscire a parlarne nemmeno con il proprio medico. Tuttavia, si stima che colpisca circa il 2% della popolazione, con percentuali maggiori tra gli anziani e i soggetti ricoverati in strutture di lungo degenza.
Soiling e incontinenza fecale: come diagnosticarli e affrontarli
Per prima cosa, non bisogna farsi prendere dall’ansia. È al contrario fondamentale superare l’imbarazzo e rivolgersi a un proctologo appena possibile.
Durante la visita, lo specialista valuterà i sintomi e ci indicherà gli esami e gli approfondimenti necessari per identificare le cause alla base del problema.
La capacità di contenere in modo efficace feci e gas è infatti il risultato della combinazione di molteplici fattori. Di conseguenza, soiling e incontinenza anale possono essere associati a diverse cause, che vanno indagate e affrontate in base alla frequenza e al tipo di sintomi e valutando il quadro clinico generale.
Visita proctologica e valutazione dei sintomi
Durante la visita proctologica, lo specialista ispezionerà il canale anale e farà una prima valutazione dei sintomi e del quadro clinico, raccogliendo informazioni su:
- interventi chirurgici effettuati a livello del canale anale o del retto (come emorroidi o ascessi perianali).
- numero di gravidanze con parto naturale e peso del bambino alla nascita.
- eventuali malattie metaboliche o neurologiche che possono comportare danni al funzionamento dei muscoli sfinteri.
- eventuali traumi che possono aver provocato lesioni nella zona del bacino e del pavimento pelvico.
Come si svolge una visita proctologica?
Alcuni di questi fattori possono infatti portare alla comparsa di episodi di soiling e incontinenza anche a distanza di anni. Durante la visita, il proctologo si informerà poi su caratteristiche e frequenza dei sintomi e sulla loro evoluzione dalla prima comparsa.
Incontinenza fecale: quali esami fare?
Per poter effettuare una valutazione più accurata e identificare il trattamento idoneo, lo specialista potrà prescrivere alcuni esami diagnostici, come la manometria anale e l’ecografia endoanale.
Questi esami sono di semplice e veloce esecuzione, non richiedono alcuna anestesia e possono essere effettuati in ambito ambulatoriale con minimo disagio per il paziente.
La manometria anorettale fornisce informazioni sulla capacità dei muscoli sfinterici di contrarsi o rilassarsi in base alle necessità, grazie a una piccola sonda ad elevata sensibilità che permette di valutare la pressione all’interno del canale anale. Il proctologo confronta i valori pressori registrati nel canale anale con dei parametri prestabiliti per identificare eventuali alterazioni nella sensibilità anorettale.
Ecografia endonale
L’ecografia endoanale (EAUS) o ecografia transanale è un esame ecografico che permette visualizzare l’anatomia e il funzionamento di sfinteri e pavimento pelvico. Questo esame consente quindi di osservare eventuali alterazioni che possono essere alla base di problemi come l’incontinenza anale o la sindrome da defecazione ostruita.
Manometria anorettale ed ecografia endoanale: dove effettuarle
Grazie a questi esami, il proctologo potrà fare una diagnosi precisa sulla patologia e individuare il trattamento più idoneo.
Soiling e incontinenza fecale: affrontarli con la chirurgia mini-invasiva
Oggi esistono diverse soluzioni per affrontare soiling e incontinenza fecale.
Nei casi più lievi, modifiche nella dieta, insieme a esercizi fisici mirati per aumentare il tono del pavimento pelvico, possono aiutare a controllare il problema in una prima fase. Tuttavia nei casi più seri e nelle forme di incontinenza più avanzate, lo specialista potrebbe consigliare l’intervento chirurgico.
Da alcuni anni sono disponibili metodi chirurgici mini-invasivi per il trattamento dell’incontinenza fecale. Queste procedure consentono un rapido recupero e un ridotto disagio post-intervento.
Le procedure chirurgiche mini-invasive THD Gatekeeper® & THD Sphinkeeper® prevedono l’utilizzo di speciali protesi biocompatibili autoespandenti che consentono di migliorare la funzionalità degli sfinteri e quindi la capacità di contenimento e rilascio di feci e gas.
A pochi giorni dall’intervento, molti pazienti riferiscono un netto miglioramento e numerosi studi scientifici confermano l’efficacia di queste procedure nel lungo termine.
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